1 febbraio 2012

perimetro.


poi un giorno mi sono messo a cercare casa. e questa cosa per me è stata, ultimamente, un pò come un problema di matematica alle elementari, che non è nemmeno troppo difficile, però è sempre più noioso che tirare la gomma in fronte a qualcun'altro. una cosa del tipo "calcola il perimetro intorno a te". perimetro di che? basato su cosa? quanto costa sto perimetro? è un perimetro italiano? e dentro che c'è? e, soprattutto, maestra posso andare in bagno?
poi, da bravo ragazzo post-moderno, me la sono messa a cercare su internet. mi sono accorto quasi subito però che, al di là del fatto che stavo cercando casa in un posto che non esiste, vivere dentro internet sarebbe stato brutto. o quanto meno scomodo. tanto per cominciare c’è sempre qualcuno sveglio che fa casino a qualunque ora del giorno e della notte. poi appena succede una qualunque fesseria arrivano miliardi di uccellini sul balcone che cinguettano tutti la stessa cosa. che uno potrebbe anche dire vai a chiudere la finestra, però vi assicuro che fanno talmente casino che si sente pure a finestre chiuse, in tutte le stanze. che all’inizio tu dici la natura, il suono del mondo e poi dici la natura un cazzo.
inoltre come tutti sanno internet è un posto irrimediabilmente freddo. ci stanno lavorando tantissimo per rifare l’impianto di riscaldamento, ma i risultati ancora non sono buoni. praticamente stanno coibentando tutto, isolano termicamente l’intero sconfinato perimetro della rete. chi ristruttura internet è gente seria, per carità, gente che ci tiene alle sorti del pianeta, all’ambiente, che giustamente vuole tenere il calore all’interno senza farlo uscire. come si dovrebbe fare in ogni casa, e in via teorica non ci sarebbe nemmeno bisogno dei termosifoni, tanto ci sono le persone (che producono un centinaio di watt a testa), i cani, i fornelli, le lampadine, il sesso, gli elettrodomestici... e insomma questi coibentano tutto, sigillano, ma non funziona e internet è sempre più freddo ed resta il problema principale per cui non ci si vive bene. forse non si sono accorti che internet è vuoto, che non c’è nessuno dentro. nemmeno uno che possa accendere una lampadina sul serio, o farsi un toast buono, o giocare veramente con un cane. la coibentazione di internet è un pacco, lascia il caldo fuori.

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insomma internet forse non è il luogo ideale. e poi certe cose non si possono fare su internet. non si può fare l’amore, non ci si può ubriacare, non si può festeggiare veramente il compleanno, non si può trovare casa vera e probabilmente non si può nemmeno cercarla (per inciso, credo che su internet l’unica cosa che si possa fare bene è cercare di essere convincenti) e perciò mi sono messo a fare tutto in maniera pre-post-moderna. che uno potrebbe anche semplicemente dire moderna, però poi rischia di essere banale.
ed è finita che mi sono messo a cercare casa dentro i film e dentro i libri.  non che li considerassi contenitori di annunci immobiliari, quanto possibili contenitori di vita. è che cercavo proprio uno spazio in quelle storie per viverci dentro. proprio dentro i libri e dentro i dischi e dentro le fotografie e i film. in effetti credo di aver abitato per un pò in “the suburbs” degli arcade fire e in un libro di schopenauer e un altro di saramago. e poi anche dentro “wow” dei verdena e in diverse canzoni di dente, forse un album intero, ma non ne sono sicuro. sicuramente non così a lungo quanto “east to east” di sluban. lì è stato bello. poi ho abitato un sacco di tempo in “the eternal sunshine of the spotless mind” e anche in qualche altro film di gondry. panico. e anche dentro un paio di libri di pasolini. senza contare tutta la mia vita che la vivo nella bibliografia di calvino. e una volta ho anche creduto di abitare in una chiacchierata, una serie di chiacchierate, a dire la verità. si stava bene, era un posto caldo, vicino al lavoro, lontano dal mare. poi però non è successo niente.

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voglio una casa di mattoni e di legno, senza metallo, ho pensato quando ho deciso di cercare casa sul serio. neanche un pò di metallo. neanche il metallo dei fili elettrici. pure le posate le voglio di mattoni e di legno. il metallo è freddo e poi non si consuma mai. tu puoi stare lì anni a mangiare le zuppe, ma il tuo cucchiaio resta sempre uguale, come se non ne avessi mai mangiato una. e io invece le ho mangiate le zuppe, mi son sempre piaciute, e ho bisogno che tutto intorno se lo ricordi e me lo ricordi pure a me.
voglio una casa in cui ci fumo dentro. la puzza di fumo è terribile, e lo dico da fumatore. però la voglio sentire, il giorno che smetterò di fumare. perchè è solo sentendola che si vedrà la differenza, il passaggio, il cambiamento. perchè casa mia lo deve sapere che io ho smesso di fumare, e lo deve far sapere in giro. deve vederli i progressi e i regressi della vita che ospita, li deve registrare e mostrare. se non fumassi mai in casa il giorno che smetterò sarà soltanto un altro giorno. un giorno di conquista, probabilmente, soltanto per me, e non anche per ciò che ho intorno. la casa può essere bella quanto ci pare, ma non è una cosa a parte. è parte di una cosa bella. partecipa. tutto il resto ce lo metto io, basta che trovo una casa di mattoni e di legno e basta.

mentre pensavo tutto questo fuori pioveva e io non avevo voglia di uscire che poi lo so che se esco da solo quando piove finisce che faccio le foto. basta fare foto. mi guardo quelle degli altri. voglio una casa in cui non ci sia nemmeno una mia foto al muro ma nemmeno una. sui muri vorrei attaccarci le foto degli altri, specialmente quelle che non sono sicuro se mi piacciono o meno. se appendo le foto che mi piacciono poi finisce che appendo pure il piacere che mi danno. lo tengo lì fermo al muro. invece il piacere è così bello perchè si muove, e il problema delle foto è che invece loro cambiano poco, quasi niente. tu cambi tutte le volte che gli passi davanti e loro no. e non mi posso permettere di attaccare alle pareti delle foto bellissime sulle quali ho già un’opinione ferma, perchè poi sciupo tutto. poi non le noto più, non mi fanno più effetto, non le amo più. io voglio avere i dubbi alle pareti. che poi magari non si risolvono mai, e in quel caso eventualmente si cambiano, e forse si vede anche il segno sul muro, che poi in effetti è una grande cosa.

voglio una casa che se mai la dovessi lasciare non dimentichi presto. una casa che possa dire ancora un pò di quello che è stato, o forse che possa dire tanto ma a bassa voce. dandoti tutta la voglia di immaginartelo tu il passato che c’è stato lì. 
come un album di fotografie usato (che sarebbe proprio una metafora da fabio volo, se lo avessi mai letto, ma visto che non è successo non mi offendo). dicevo, un album usato, di seconda mano, con le fotografie tirate via, che credo sia una delle cose più belle che esistono. se esistono.
immagina qualcuno che ti viene vicino e ti dà questo grande libro di fogli spessi e pesanti e giallini, con altri fogli sottili di carta velina ogni due pagine, e ti dice che questo una volta è stato l’album fotografico della sua famiglia, ma adesso è vuoto. un album in cui le fotografie non le hai mai viste, non le conosci. e non sai nemmeno che famiglia fosse, di quante persone, di quanti anni. sono cose che probabilmente non scoprirai mai, e allo stesso tempo non ne hai bisogno. un album del genere è la prova che i ricordi non si conservano ma si evocano. tu lo apri e non c’è niente, a parte qualche ditata di pasticcini da salotto, gli angoli consumati e una velina un pò così. a parte l’odore di cassetto e qualche adesivo su qualche pagina. a parte una data scritta a matita.
ecco, io voglio una casa che quando poi me ne vado resta così.

8 commenti :

boccaccino ha detto...

certe volte anche se metti insieme tutti i lati non ce la fai a fare un perimetro.

Alessia ha detto...

Magnifico

Anonimo ha detto...

Ho letto,ho cercato di pensare,ho pensato che il preimetro può essere un punto o un pianeta dipende dal buco ....
bernardo

mattia ha detto...

il perimetro è una cosa dove ci vivi dentro

boccaccino ha detto...

esattamente.

la coca é piú igroscopica dell´AGM? ha detto...

se stai cercando casa ti consiglio questa rivista leader del settore- "Flatland: A Romance of Many Dimensions" di un agente immobiliare di fine 800 che si chiama(va) Abbott Abbott specializzato in perimetri e affini- della serie: come non fidarsi di uno che si chiama Abbott Abbott

Annamaria ha detto...

"io voglio avere i dubbi alle pareti." stile inconfondibile :) fantastico robbè!

Anonimo ha detto...

Oggi leggevo l'internazionale dal gelido schermo del mio computer. Click dopo click ho messo una tua foto del Libano come sfondo e poi sono arrivata a leggere questo blog sorridendo. Erano giorni che non sorridevo di cuore. Forse anche qualche settimana. Hai una mente e deli occhi molto speciali. Ho apprezzato davvero moltissimo :) grazie.
D.