6 gennaio 2011

camomilla.

c’avevo la sindrome del foglio bianco. che è quella cosa che ti viene quando ti senti in dovere di scrivere, però sembra che tu quasi quasi non abbia niente da dire. e invece io ero sicuro che c’avevo qualcosa da dire solo che dovevo trovare un modo di uscire fuori questa cosa del foglio bianco davanti.
cambio il colore del foglio e provo a scrivere su uno sfondo tipo verde petrolio. che in realtà è bello e non stanca nemmeno la vista. non sono sicuro sia verde petrolio, potrebbe essere grigio in effetti. o nero, che mi sembra più coerente col petrolio. il petrolio da come so io è nero. al limite la benzina è verde, non il petrolio. c’è confusione con i colori nel mondo, lasciatevelo dire. voi che li vedete per bene gli date i nomi in maniera un pò troppo creativa. verde acqua? rosa pesca? e poi bianco sporco, che non è per niente un colore, è una scusa.
insomma nonostante la geniale soluzione del verde petrolio, il foglio rimane sempre vuoto e io continuo ad aver bisogno di un’idea.

decido di andare a firenze. la strada da perugia a firenze è sempre stata un percorso fonte di pensieri e desideri. sarà sicuramente un buon metodo per risolvere il problema.
arrivo e incontro gli amici. che sei venuto a fare? a scansionare dei negativi! mento. non posso dire a nessuno che vado a firenze perchè ho un blog, sennò non funziona.
ah, dicono gli amici. quali negativi? questi qui tutti sottosviluppati dell’america coi bambini?
sì, però si dice in via di sviluppo, cafone.
poi si esce e si mangia. si torna e si dorme. ci si sveglia e si parla.
a firenze questa volta non è successo niente. ci vado tranquillo, ci sto tranquillo, e soprattutto ci torno tranquillo. roba che penso ma vuoi vedere che veramente sta cambiando tutto? ma com’è possibile? non mi è caduto nemmeno un fulmine sulla macchina? ma vuoi vedere che è tutta colpa di renzi che davvero cambia le cose? però non è che poi mi posso mettere a scrivere di matteo renzi che mi sembra banale scontato e poco interessante. eccolo il blogger conforme al sistema che è tornato in italia e parla dell’italia e scrive un post sul sindaco di firenze che ha cambiato una città e gioca tutto sul doppio senso personale che cercava di mettersi in situazioni confuse e non c’è riuscito e poi anche basta. boccaccino, basta con questa storia di te e di firenze e dell’arno e di pontassieve e del lampredotto e di fiesole e degli uffizi e delle consonanti aspirate a caso. basta. che già firenze è ridondante di per sè, come concetto. cioè uno pensa a firenze e già gli basta. già lo sa dove si va a finire. non c’è spazio per l’immaginazione. uno fa una conversazione e poi qualuno caccia firenze e generalmente finisce che si cambia discorso. un posto saturo di sé stesso. poi figurati, boccaccino, se è il caso di sommare la ridondanza di firenze con la tua. sei ripetitivo. boccaccino, scrivi un post sugli americani. scrivi un post su new york. scrivi un post sugli aeroporti, che ti viene bene. lascia stare firenze. fidati. e come sempre quando penso a queste cose mi distraggo, prendo l’autostrada a scandicci, non so come, e me ne pento.

sulla via del ritorno realizzo con tristezza che la firenze-perugia, la classica, la più grande risorsa di ispirazione per blogger, è ormai diventata solo una cosa da turisti, da gente con la moleskine vuota. il tratto dove tutto prendeva forma, dove veniva digerito ed elaborato l’impossibile, sembra solo un pezzo di autostrada molto conosciuto. penso quasi che non è più quella di una volta, che non funziona più. l’unica idea che mi è viene, così a caso, è la storia di una ragazza che in una sera d’inverno sta a casa e si fa una camomilla. perchè è inverno e fa tanto freddo, come in tutte le case dove ci vive gente di ventisei anni. ed è un giorno in mezzo alla settimana, di quelli che la sera ti metti al computer e ti bevi qualcosa di caldo e non vuoi sapere niente, solamente vedere internet che ti scorre sotto gli occhi in verticale. e ti fai una camomilla che è la tisana per eccellenza, quella anti-freddo, quella che ti concilia il sonno, quella decongestionante, quella depurativa. magari ci metti pure un pò di miele. e magari accendi pure dell’incenso. e una stufetta. e la musica calma. e nel bel mezzo di quest’atmosfera super facile la ragazza in questione urta la tazza che si frantuma sulla scrivania che si allaga di brodaglia decongestionante e tutti i fogli si inzuppano di sonno e le penne affogano in una diuresi mielosa e lei di istinto mette in salvo il computer. almeno quello. ma bestemmia uguale.
in cucina prende un rotolo di scottex e inizia ad asciugare tutto e si accorge che si è anche scottata un pò e dice cose tra i denti passando la carta su e giù con due mani. quando si rimette dritta fa un respiro di quelli di quando hai finito un lavoro. magari stava pure iniziando a sudare, non certo per la fatica ma per il nervoso. va in bagno e butta tutto nella tazza dicendo vaffanculo camomilla di merda. e la camomilla di merda a quel punto decide che è troppo. che in fondo colpa sua non era. che va bene tutto però poi c’è un limite. al diavolo il potere decongestionante e lo scorrere allegro dei liquidi. la tonnellata di carta infusa di tisana e miele diventa un’appallottolamento di stizza e vendetta. si blocca tutto. la tazza s’intasa. straborda. poi non so più come finire perchè valeria mi ha raccontato fino a qui, pregandomi poi di non scriverci niente.

insomma mi viene solo st’idea di questa camomilla rilassante che poi invece ti fa passare una serata terribile. però non mi sembra una grande idea. e poi mi è stato esplicitamente chiesto di lasciare perdere. e la firenze perugia era quasi finita. niente di niente.
e poi invece, mentre correvo tra passignano est e torricella, vedo dei lampi. e penso autovelox, multa a casa, punti da perdere, madre da convincere a immolarsi per la decurtazione, padre da convincere che io in realtà non stavo correndo, è che c’era vento.
e invece, con mia grande sorpresa, niente lampi di rimprovero. niente ammonizioni da parte di quel dio che si chiama sfiga e che spaventa gli uomini con certezze professate in un mondo di probabilità. fuochi d’artificio sul lago trasimeno. e l’effetto è un pò come vedere dei fuochi d’artificio sul lago trasimeno. d’inverno. dopo che aspettavi da ore che succedesse una cosa qualunque. insomma un’effetto abbastanza scontato, tanto che all’inizio non ho capito cosa volessero dire.

8 commenti :

Anonimo ha detto...

io, di firenze, del lungarno, ricordo un bacio mozzafiato...
un bacio così bello che potresti farci un post sopra...
un bacio così bello che l'ho sognato e aspettato per mesi.
Sognato e aspettato, appunto.

e sicché c'avevo pure la Moleskine piena.

Adnil ha detto...

ma ti pare di andare a cercare ispirazione a Firenze..!!
ti poteva venire in mente giusto una cosa classica, come la camomilla nelle notti d'inverno nelle case fredde dei ventiseienni...piuttosto parlaci un po di un chai latte in una caffetteria del east village nella tua New York che ti sei lasciato alle spalle e che forse hai gia' dimenticato.....in tutti i casi sign.Bocaccino la perdono perche' e' riuscito a riempire un foglio bianco, o meglio verde petrolio, o meglio nero...insomma l'ha riempito e mi ha fatto pure sorridere ripensando a quel posto ridondante e saturo di se stesso...e' proporio cosi'!!!
ma poi no, della foto "sottosviluppata" che mi dice?
a me piace, ma ne vorrei saperne di piu....

mattia ha detto...

volevano dire che sei tornato a casa

Lorenzo ha detto...

Mi piacciono questi qui tutti sottosviluppati dell’america coi bambini!

boccaccino ha detto...

@anonimo: faccelo tu un post. poi me lo mandi e io lo pubblico.

@linda: è inutile che fai finta di chiamarti come un analgesico.

federica ha detto...

ridendo e scherzando, caro boccaccino, io la camomilla sul computer ce l`ho rovesciata davvero.
non avevo 26 anni, ma 20, non era un mac, ma un pc nuovo di zecca. stupendo. grigio chiaro con i tasti sbrilluccicanti...non ero in italia, ma nel mio lontano Colorado.

quindi il tuo blog mi ha fatto quasi piangere di disperazione ricordandomi di quel momento terribile dove persi tutti i files e la musica e pure le foto. erano i tempi quando ancora non esistevano gli asciuga-camomilla per i computer.

consiglio per il prossimo blog: fai la Perugia-Roma e se arrivi alla capitale, te lo do io lo spunto per un post come si deve :*)

Anonimo ha detto...

fatta. te lo scrivo.

poi però non piangere se ti rubo tutti i fansssssss!

boccaccino ha detto...

insomma Anonimo mi ha scritto veramente quello che doveva scrivere e io sono uno di parola e quindi mi pare il caso di far seguire a questa serie di commenti un commento lungo che poi è il suo racconto di risposta. forse non risposta. intervento. o comunque. ah, Anonimo pare sia solo un nome d'arte non eccessivamente originale. l'email dice che si chiama Virginia.

"IL PRIMO BACIO NON SI SCORDA MAI" E' UN MODO DI DIRE.

Il mio primo bacio fu quello tra il Principe Azzurro e Biancaneve.
Dopo di quello ne seguirono altri. Molti altri.
Ebbene sì, al tempo, avevo amiche alquanto lascive.
C'era Cenerentola con il suo bel Principe Azzurro, e se lui fosse lo stesso marpione che dopo aver deflorato Biancaneve la lasciò per una lavapiatti non so dirvelo, ma sta di fatto che a lei seguirono La Principessa Ariel e il Principe Eric, la Principessa Jasmine con il bello e dannato Aladdin... persino quell'addormentata nel bosco pomiciava.
Voglio dire... così andando le cose, che fine avrebbe fatto la giustizia divina? L'ordine generale? Quello dei modi di dire e dei proverbi?
Se pure chi dorme piglia pesci e se piove sempre sul bagnato, se la fortuna gira sì, ma in modalità e tempistiche a te sconosciute... cosa ti rimane da fare?

Ineffetti, mi direte, c'era volta che ora non è più.
Ma ineffetti quella volta sul lungarno di Firenze c'era lui e c'era lei.
E lei aveva la Moleskine zeppa di cose intelligenti e pensieri profondi e ritagli di giornali.
Era un buon partito insomma.
E lui era un fico: quasi principe, per niente azzurro, e neppure impegnato a cantare, che dici non può mica baciarmi se sta facendo altro, non posso mica avventarmi sulle sue labbra mentre gorgeggia. Eh no. Se gorgeggia no che non lo bacio.
Ma non era questo il caso. Perché lui se ne stava lì appoggiato alla balaustra, senza altra apparente occupazione se non quella di fissarla sorridendo.
E pure lei sorrideva. Se la rideva proprio sotto i baffi (baffi immaginari eh). E intanto ci faceva su di lui dei pensieri non proprio da Addormentata nel Bosco.
E infatti lui si avvicina. Le si avvicina. Sta sorridendo.
(che lui senta il rumore dei pensieri??)
Lei si chiede se lui comincerà mica a cantare "il mondo è mio" proprio ora.
Ma quando lui è lì vicino vicino e non da segno di voler intonare, si fida che sarà un bacio da favola. Che c'è il sole, che lui è un figo e lei non è poi così sfigata come Cenerentola, ridotta a fraternizzare con i topini, nemici dichiarati di ogni donna delle pulizie.
Lo sfiora.
E pensa alla Disney, che con sto 3D comincia a fare le cose davvero per bene, pensa che chi non muore si rivede (non so bene questo cosa c'entri e che lui si era fatto vicinissimo), che gira e rigira i proverbi c'hanno sempre ragione: che chi non sorride mai, può darti solo guai e lui sta sorridendo. E di rimando sorride pure lei.
Che per di più sono a Firenze, che sarà romantico raccontare ai nipotini che lei e il nonno si sono baciati vicino a Ponte Vecchio appoggiati al muretto, con vicino la scritta "Chiara G. troia, io a te te metto tre metri sotto terra".

Ma purtroppo Firenze è città ridondante di per sè, come concetto. Cioè uno pensa a Firenze e già gli basta. Già lo sa dove si va a finire.
A Firenze non c’è spazio per l’immaginazione. E per le favole.

E sì che c'avevo pure la Moleskine piena... dovevo saperlo che l'apparenza inganna.