24 settembre 2010

pregiudizi universali.

una volta qualcuno si è inventato questa storia del think different ed è riuscito a farla diventare un vero e proprio culto. pensare diversamente non significava solo contrapporsi alla popolarità omogenea e silenziosa della concorrenza, ma veniva percepito come un nuovo stile di vita. pensare diversamente era rivendicare un pò di individualità anche in un settore basato sulla produzione in serie, ma soprattutto rivendicare il proprio scegliere e il proprio diritto a farlo. insomma questo qualcuno era riuscito pian piano a mettersi di lato a quell'enorme gregge di consumatori accondiscendenti, poi addirittura a contrapporglisi, e finalmente in tempi più recenti a mettere insieme un gregge proprio. consumatori accondiscendenti sì, ma selezionatissimi, dei quali in un modo o nell'altro - e forse ormai pure un pò controvoglia - è parte pure il sottoscritto. diciamo che il mio picco di pensadiversismo è stato superato da un pò e adesso sono in una fase discendente verso la grigia omologazione di chi, invece di rivendicare le proprie scelte, si preoccupa di evitare che nel frattempo le faccia qualcun altro. senza nemmeno una app che sfrutti la fotocamera per vedere se è cotta la pasta. ma tant’è.
comunque ciò non toglie che un certo tipo di fanatismo me lo porto sempre dietro e direi che il suo elemento più evidente è un tris di spillette colorate, attaccate in fila sul petto di una felpa nera. è una felpa alla quale sono molto legato e l’ho messa in ogni valigia, per qualunque posto e per qualunque stagione. e ovviamente ce l'avevo addosso pure ieri notte sul peschereccio.
stavo riflettendo con il capitano, giacomo, sul fatto che giù in cucina c'era un marinaio che passava patate in padella e stava per far bollire un polpo. tutto normale, se non fossero state le quattro e mezza del mattino. e mentre mi stava dicendo che in effetti loro pranzano verso le nove o le dieci e che bisogna cucinare quando c'è tempo, entra in cabina piero, il fratello piccolo, e mi fa robè vieni a vedere.
lo seguo a poppa finchè non si ferma e punta il dito verso il mare nero e io penso ok, adesso forse devo indovinare qualche sfumatura di colore. e mentre mi concentro tantissimo spuntano fuori due delfini e io faccio uaaa.
- ma così dal nero? e tutta l'iconografia di flipper, l’amico dei caraibi e della california per la quale i delfini esistono solo in concomitanza con i tramonti?
- eh, se aspetti li vedi anche di giorno, tanto ci seguono. che si mettono davanti allo strascico e ci fottono tutto il pesce.
- ma tu pensa. così gli viene facile eh?
- evvabbè è come se passa l’ambulanza e c’è traffico. che fai non ti butti dietro? non dico che uno lo deve fare per carità. e infatti manco i delfini ci dovrebbero stare qua.
- eh, infatti.
- ma quelle spillette sulla felpa… ma sono… aspetta…
e io guardo i suoi occhi che fissano quei bottoni colorati. ci leggo dentro la risposta. è quella giusta, si vede, e gli dico di continuare. vai, dillo che la sai! ma lui è dubbioso e mentre prende coraggio io quasi non ci credo.
nessuno si è mai chiesto niente dopo aver visto quelle spillette. compresi tutti quelli che vedono quei simboli per ore tutti i giorni. nessuno gli ha mai dato peso, né ha riconosciuto mai niente. e quelle volte che ho chiesto a qualcuno ad indovinare nessuno è stato capace di darmi la risposta senza suggerimenti. soprattutto senza tirare fuori aggeggi con la "i" avanti. e sto parlando di fotografi, grafici, appassionati, di età, sesso e nazionalità diverse. nessuno.
e lo so che è tutto un pregiudizio, che non si può mai dire, ma che dio mi fulmini se questa cosa succede veramente. se sento parlare di macintosh da un pescatore di mazara del vallo che, mentre lancia pescetti in mezzo al mare per fare emergere una coppia di delfini, vede tre spillette old school e dimostra di pensare diversamente. magari non proprio in generale, ma almeno rispetto a tutti quelli che avrebbero dovuto e potuto e invece iphone.
che nettuno apra questo mar mediterraneo poco mosso e mi inghiotta con tutto il peschereccio. adesso. a due ore prima dell'alba, col cappuccio della felpa nera tirato su. che tutto affondi e diventi un relitto, e che lo segnalino sulle carte per non passarci con la rete che sennò si strappa. e che leggendo quelle carte tutti si ricordino che qui è affondato il mondo per colpa dell’incredulità di un solo uomo con la barba lunga che lo scambiavano per tunisino. ma tunisino non era, perchè veniva dal continente e voleva andare in mare. e quando andò in mare veramente, finì che il mare se lo prese con i fulmini e la tempesta e le onde alte che soltanto l’ira di dio. perchè si dice che quel giorno sfidò dio e perse.
- sono i cosi delle finestre dei macintosh.
- hai detto macintosh?
- sì, i computer… è giusto? sono quelli? quelli per chiudere le finestre!
- guarda che qui moriamo tutti…
- in che senso?
- lascia stare. ti posso abbracciare?
- ma vattinne… na fotografia fammi, piuttosto.

5 commenti :

AntonioZag ha detto...

non fare il gay coi pescatori!

Annamaria ha detto...

ma è quello della foto??

boccaccino ha detto...

eh sì... :)

piero celestino ha detto...

robè mi hai commosso veramente nn ti credevo cosi sei davvero un grande...spero di rivederti presto un saluto dal tuo marinaio preferito forza macintosh

boccaccino ha detto...

mitico piero... :)