3 giugno 2013

sto cercando di smettere di fumare poco.


Ho iniziato a fumare, come credo la maggior parte delle persone, per un problema di età. Avere quindici anni, diciamoci la verità, è sempre stato problematico. E non voglio dire che i quindici anni siano di per loro una cosa brutta, assolutamente. Dico solo che lo è averceli.

Io ce li avevo nel 1999, e in particolar modo ce li ho avuti durante l’estate di quell’anno, quando la mia ragazza del tempo mi lasciò. A Benevento non c’era molto da fare avendoci quindici anni nel 1999, nemmeno d’estate. Al di là di radunarsi per strada senza motivo, correre in motorino e cercare di crescere in fretta e in silenzio, l’unica cosa che potevi fare era innamorarti perdutamente di qualcuna. Così mi innamorai in anticipo, che stava ancora finendo l’inverno, e fu la prima volta. Fu bellissimo, immaginavo che saremmo stati insieme per anni nutrendoci solo del nostro imperituro amore, e che avremmo campato allevando farfalle nei rispettivi stomaci.
All’inizio di quell’estate lei fu così cortese da aspettare che partissi in vacanza con i miei per potermi lasciare al telefono, dicendomi che era stata con un altro, e forse ci stava ancora. Fu bruttissimo, eravamo stati insieme per mesi e non me l’aveva mai data nemmeno una volta. In quel momento fu come se tutte le farfalle che c’avevo nello stomaco si fossero trasformate in calabroni. Nemmeno api, che uno almeno poi cresce e diventa apicoltore comunista, calabroni.

Così, qualche tempo dopo, l’11 agosto di quell’anno, fumai la mia prima sigaretta. Eravamo a casa mia, la mia famiglia era via da qualche parte e io ero rimasto in città, a casa da solo per qualche giorno. Avevamo organizzato un piccolo “incontro festivo”, come direbbe mio padre, tra i soliti amici di sempre del momento. Quel giorno me lo ricordo che eravamo in pochi e che faceva caldissimo, che c’era l’eclissi totale di sole e che non ci sarebbe stata per tantissimo altro tempo. Si vedeva dall’Italia, ed era un evento unico, soprattutto perché significava che finalmente anche a Benevento succedeva qualcosa d’estate.
Mi ricordo che c’era pure lei e mi ricordo che il tabacco mi dava alla testa e mi faceva mancare il fiato. Il corpo allarmato mi dava segnali, mi diceva attento che è un veleno, e io rispondevo che a saperlo prima pure lei mi faceva girare la testa e mi toglieva il respiro.
È stata la mia scusa. A pensarci ora avrebbe potuto essere qualunque altra cosa e il mal d’amore non c’entrava niente, che fosse per quello a quest’ora saremmo tutti eroinomani. In fondo cercavo soltanto, in qualche modo, di lasciarmi definitivamente l’infanzia alle spalle. Fumavo credendo di reagire, di riempire un vuoto, di rimediare ad una debolezza (che poi era solo la debolezza di non fumare). Cercavo un modo convincente per accettare il fatto che stavo crescendo. E fumare forse mi pareva la strada giusta per accorciare i tempi, diventare grande e mettere da parte le domande. Sono diventato un po' più grande perché fumo (e non per tutto il resto).

Adesso c’ho quasi il doppio degli anni, nessuna ragazza mi ha lasciato di recente, la prossima eclissi totale pare sarà il 3 settembre 2081 e nel frattempo cerco di fumare ogni giorno un po' di più. Così, per non sbagliare.

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