26 giugno 2012

l'amore ha i tempi del colera.



quella mattina si svegliò già così, senza saperlo. era già successo da qualche ora, ma il tutto era ancora senza sintomi, senza evidenze, e lui non poteva immaginare niente. e in effetti, essendo il primo essere nella storia a cui succedeva una cosa del genere, proprio nessuno avrebbe davvero potuto immaginare niente.
camminava nei sentieri di quella foresta bassa che era sempre la stessa da anni e che, in quella mattina qualunque, sembrava per qualche ragione più colorata, più piena, più secca, più calda.
ecco, il caldo. iniziò a prenderlo in maniera strana, inaspettatamente in mezzo agli altri, a momenti. e poi lo stomaco. piano piano diventò il turbinio di una voliera e pensò alle troppe bacche rosse il giorno prima.
ma non erano le bacche rosse. era invece l’onnipotenza e il delirio, era la sete perpetua e fortissima che ti asciuga e che non spegni mai.
tutti gli altri intorno a lui subirono a poco a poco la stessa sorte, e stesi in terra l’uno accanto all’altro, avvolti e contorti l’uno nell’altro, si domandavano da dove venisse questo destino, questo sgomento e meraviglia, e se fosse giusto averne paura.
alla fine stette male e poi malissimo, fino a scoprire che certe cose si spengono da sole. se riesci a sopravviverne i sintomi e le manifestazioni, passano come sono arrivate, lasciandoti soltanto la memoria di una grande debolezza. 

3 commenti :

giudaballerino ha detto...

il titolo è da oscar ;)

Anonimo ha detto...

Boccaccino! Abbiamo usato lo stesso titolo per due post completamente diversi, anzi io ho usato lo stesso titolo tuo -visto che l'ho scritto dopo- ma TI GIURO che non avevo ancora trovato questo blog! Mi creda Boccaccino, la prego, non l'ho copiata, ci tengo a dire stronzate autonomamente! :)

boccaccino ha detto...

se vabbè. si fa presto a dire ti giuro. :)