26 marzo 2012

amore mio di provincia.


sono andato a roma per smettere un’altra volta di fumare.
il secondo giorno è stato un pò brutto. ero agitato e masticavo gomme. guardatemi, sono sceso dal tram e non mi sono acceso una sigaretta. ehi, sono qui all’aperitivo con una rappresentativa fotografica romana e rimango dentro il locale a non pensare a ciò che tutti stanno facendo sul marciapiede fuori. i miei amici sono in ritardo, non mi fumo alcuna sigaretta. bevo alcol, bevo caffè, mangio un gelato al pistacchio buonissimo poi mi metto al sole e non succede niente. intrattengo conversazioni che mi prendono molto e nemmeno una sigaretta.
e poi il giorno dopo mi sveglio che puzzo di fumo. penso com’è possibile, che c’ho avuto sì una notte agitata però non mi sono alzato mica per fumare, mica a sti livelli. alito nelle mani e sento che in realtà sul serio non ho fumato, anche se mi verrebbe di dire dì sì. e in effetti mi ricordo che ero in questo autogrill piuttosto affollato dove forse decido di consumare qualcosa, quando ad un certo punto tutti si accomodano a vari tavoli spuntati a caso, oppure su vari tappeti in terra, e anche io. e gli afterhours cominciano il loro concerto. più che un concerto era tipo un set acustico e c’era anche un ospite molto importante che cantava ma non me lo ricordo chi era. e io ero molto nervoso, seduto al tavolo, e scrivevo tantissimo, in maniera cattiva su un quaderno, mi ci accanivo su questa pagina e scrivevo in corsivo cose inutili che non avevano significato, e che in realtà non decifravo nemmeno, ma di sicuro volevano dire qualcosa. scrivevo e fumavo, fino a che non mi hanno iniziato a guardare storto un pò tutti, che eravamo pur sempre in un autogrill, e negli autogrill è vietato fumare.
il giorno dopo ho visto la mostra di veronica daltri, amore mio di provincia, e ho pensato subito che non stavo pensando niente. cioè io ero lì e non lo sapevo che dovevo pensare. stavo solo bene, anche se un pò in stato di shock, e affamato. ecco questo è un lavoro che ti affama, le ho detto. mi hai affamato. e forse non basta mangiarne, vuoi esserne proprio sazio, e con quel lavoro non lo sei mai perchè è tutto immaginario e non si tocca e sei in un posto che non esiste e poi ti accorgi che è l’italia. e ne vuoi di più, ancora di più, perchè non basta quello che c’è. allora forse fumare davvero non mi serve così tanto, se basta andare ad una mostra per sentire la mancanza di qualcosa, per sentire un vuoto dentro. che prima non pensavo neanche di avercela una parte del genere dentro da dover riempire. è come se ti aggiungessero un pezzo che ti incompleta. come a quindici anni con la nicotina. e stavo lì a farmi domande in silenzio e a sentire questa insoddisfazione crescere, a voler vedere di più, a voler possederne un pò e a farmi capace che non c’era un punto a cui arrivare per andare a capo. e subito mi è venuto da dire da dire che amore mio di provincia, quello che ho visto io, è qualcosa che ti lascia a mezzo fiato, e l’altro mezzo pare proprio che non lo recuperi più. insomma è insoddisfacente, e lo è nel senso più bello possibile.

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