20 aprile 2011

la teoria del caos (o qualcos’altro di vagamente correlato) spiegata a mio figlio che nasce tra dieci mesi.

caro figlio,
tanto per cominciare sei molto più di un cognome. e poi ti volevo dire che molto prima che nascessi, una decina di mesi prima, mi è venuto in mente di approfondire alcune tematiche relative al senso dell’universo. che poi a tutt’oggi continuo a credere sia antiorario.
ti anticipo subito che non sono arrivato ad una risposta univoca ed esauriente, però almeno mi sono fatto un’idea. o comunque un’idea ulteriore. ed è per questo che mi viene da scriverti. perchè lo so che tu poi chiedi le cose tipo perchè la zebra è a strisce. e io ti rispondo fin da adesso, figlio mio che nasci tra dieci mesi, che ti dovresti porre un’altra domanda. una domanda più completa. e cioè perchè la zebra è a strisce e non a pois.
bene. la zebra a pois esiste, e non solo perchè qualcuno è stato capace di scriverci una canzone, ma proprio perchè è lì fuori da qualche parte a brucare erba in un campo indeterminato ma possibile. cioè, quel campo ha le stesse possibilità di esserci di un campo vero. e tu mi chiederai, come facciamo a prevedere quale dei due alla fine diventa vero e quale no? e io ti rispondo che non lo possiamo prevedere, lo possiamo solo esperire.
- esperire?
- ma che fai figlio? passi al discorso diretto?
- dai papà... esperire?
- è una parola bellissima che mi ha insegnato peppe. la usi quando stai guidando da san giorgio a benevento e cerchi un verbo intorno alla parola esperienza. poi lui che è una persona studiata te lo suggerisce. vuol dire quando quando le cose le percepisci coi sensi, più o meno.
- tipo il campo?
- esatto, bravo. il campo dove la zebra a pois bruca tu non lo vedi. ma non è detto che non potrebbe esserci. o comunque diciamo che tutti i fattori che hanno portato la zebra a pois su quel campo sono probabili esattamente come tutti quelli della zebra a strisce, solo che non si sono verificati. poi in effetti, quando diventi adolescente, passi al livello che non capisci proprio la ragione per cui non lo hanno fatto e non lo possano fare.
- perchè le cose vanno in un certo modo, eppure c’è gente che vorrebbe il contrario? perchè il paese in cui sei nato tu, papà, è diventato un posto che tutti dicevano triste, quando poi tu stavi lì a parlare di come dovrebbero essere le cose secondo te, con altre persone che la pensavano uguale? perchè quelle cose sono andate in modo diverso? potevano andare come dici tu?
- sei già adolescente?
- non lo so. facciamo di no. facciamo che sono bambino.
- meglio così. certo che potevano andare come dicevo io! anzi. quelle cose che dicevo io esistevano proprio. e in quel caso non solo perchè stavano a brucare erba in un campo indeterminato, tipo l’italia, ma proprio perchè io le pensavo. esistevano perchè prendevano già forma parlandone, guarda caso, in piazza della rivoluzione a palermo, con lo zibibbo nei bicchieri. ma non tanto, di zibibbo, figlio... non stare a pensare male che poi ti vuoi fare le canne con sta scusa.
- abbiamo detto che non sono ancora adolescente.
- sì, ma io lo so come fate voi bambini. vi ricordate tutto e poi lo usate come cattivo esempio. comunque… tu una cosa la pensi, una cosa che magari è l’opposto di quello che è, e poi ti accorgi che quella cosa potrebbe tranquillamente essere. e se non è, stata è colpa soltanto di un centinaio di miliardi di fattori, che in maniera imprevedibile, hanno fatto sì che tu vedessi vivere una cosa più che un’altra. tipo te stesso, per esempio. ma sia chiaro, figlio, che la zebra a pois ha la stessa dignità e ragione di essere di quella a strisce. proprio uguale. come il mondo aveva la stessa probabilità di essere un luogo pieno di buon senso.
- antiorario?
- quello è l’universo.
- ah.
- insomma secondo me è per questo che tu inconsciamente mi fai le domande ed è per questo che me le faccio pure io.
- perchè?
- aspetta… quello che ti sto per dire è una cosa che ho pensato io. magari è una cagata.
- solo questo?
- no, in effetti no.
- comunque… tu ti fai le domande e me le faccio pure io perchè lo sappiamo che c’è altro. lo sappiamo in maniera inconsapevole… la possibilità di un’alternativa, caro niccolò… ti posso chiamare niccolò?
- mi fa cagare.
- ok, scusa. dicevo… la possibilità di un’alternativa è praticamente una convinzione inconscia. è per questo che noi ci chiediamo perchè. lo sappiamo che le cose potrebbero essere altre e non quelle, e certe volte ce le sentiamo dentro anche senza avere spiegazioni serie. altrimenti, dico, su che base ci dovremmo fare domande? se non avessimo l’istinto di qualcosa che potrebbe essere diverso da quello che è, chi ce lo farebbe fare a chiederci di quello che non è?
- vabbè però un pò di spiegazioni ce le possiamo dare su perchè una cosa è quella che è e non un’altra. cioè secondo me, papà, la zebra è a strisce perchè nella fuga confonde i predatori. quelli non la vedono bene, come la gente con la camicia a righe fine fine… dà fastidio agli occhi e te ne scappi meglio.
- e a te chi te l’ha detto?
- piero angela.
- ancora non è morto?
- no no.
- vabbè… piero angela c’avrà anche ragione, le spiegazioni si possono pure trovare, ci sono. però quello che ti dico io è che sono spiegazioni non vanno lontano. che a cercare le risposte ti accorgi che quelle che rispondono ai perchè sono sempre le più brevi. mi segui?
- mmm… insomma…
(pausa)
- senti papà…
- eh.
- mi racconti la storia di quando hai conosciuto la mamma?

3 commenti :

Annamaria ha detto...

fantastico !!!

mattia ha detto...

ho sentito parlare di campi e cmq dio non gioca a dadi

eleonora ha detto...

gli americani c'hanno già fatto un telefilm "how I met your mother"...sei serie e ancora non si sa niente di chi sia la madre...