15 novembre 2010

il primo bicchiere di vino è sempre a stomaco vuoto.

stavo sognando qualcosa di bellissimo che aveva a che fare con una cena dove qualcuno stava cucinando le fettuccine con la panna, prosciutto cotto e piselli. e mi sa che questo qualcuno era un mio amico finlandese. e nel sogno era proprio quel momento in cui sei a casa subito prima della cena e la gente è già arrivata, ma non tutta. quindi c’è chi si mangia le olive in piedi perchè non è che ti siedi a tavola se sei arrivato primo e chi si toglie il cappotto e si abbraccia. e poi c’è immancabilmente qualcuno con lo scottex in mano che sta andando da qualche parte. ma non era una cena incasinata questa del sogno, c’era solo un pò di fermento aperitivo, quello solito, quello di quando ancora non si è capita bene la conversazione principale e diciamo che ognuno ha iniziato la sua, con i suoi tempi, e qualcuno grattugia il parmigiano e poi tu apri il vino. quel momento lì a me mi è sempre piaciuto. forse perchè il primo bicchiere di vino è sempre a stomaco vuoto.
oltre a questo mio amico finlandese, che nel sogno ovviamente cucinava benissimo - o almeno così dava l’impressione di fare, visto che nessuno aveva ancora assaggiato niente - c’era tutta un’altra serie di persone che poi sono gli amici di sempre, però non è che ci fossero tutti veramente nello stesso tempo. si alternavano. la tavola era tipo per sei persone e ogni tanto compariva gente nuova, ma ovviamente io non mi facevo domande.
la casa del sogno era indefinita, non saprei dire di chi e dove fosse. ma sicuramente non era casa mia. io ero uno di quelli che mangiava le olive e apriva il vino.
ad un certo punto il finlandese chiede se la pasta ci piace al dente e tutti, me compreso, lo prendono sul serio. come se io andassi in finlandia e dicessi quest’anno il bosco come lo tagliamo? gli faccio la sfumatura alta? basette lunghe? e tutti sìsì. e non faccio in tempo a vedere tutti annuire sulla cottura delle fettuccine che mi ritrovo william di fronte che mi urla roberto roberto. anzi mi urla robhdho robhdho. perchè sembra facile, ma qui roberto non lo sanno dire.
- avanti!
- robhdho!
- che c’è will? che è successo?
- tu ce l’hai la luce?
- ma che ne so. guarda in quel cassetto.
- l’elettricità, dico l’elettricità! l’hanno staccata.
- evvabbè will… stai tranquillo, poi torna. pure in italia succede che manca e poi torna. non ti preoccupare è una cosa temporanea…
- ma no, tu non capisci.
- will ti assicuro che non c’è nessun attacco missilistico in corso, nessun aereo sta precipitando su harlem, nessuna fine del mondo sta abbattendosi su questo paese. nessuno complotto internazionale vuole sbarazzarsi di te e del tuo gatto. non stamattina almeno. la luce poi torna, tranquillo... ma poi che cazzo ci devi fare con la luce che sono le nove di mattina? non devi andare al lavoro? se mai so problemi miei che sto qua.
- è che non ho pagato le ultime bollette e quindi ci hanno staccato tutto.
- will.
- robhdho.
la cosa divertente è che nel giro di qualche ora deve arrivare il tipo che si deve prendere la mia stanza, darmi la caparra, ritirare le chiavi e io cambio casa oggi stesso, come previsto. adesso, se questo si accorge che non c’è corrente e che non ci sarà almeno almeno per tutto il weekend (visto che è un gloriosissimo venerdì mattina) col cazzo che si trasferisce, si prende le chiavi, mi dà la caparra e che io me ne vado. mi tocca non solo restare in quella casa, ma restarci pure al buio.
- will devi fare qualcosa, fatti prestare dei soldi, vedi tu, ma qui non possiamo stare così un’ora di più. ci sono degli equilibri, c’è un piano. adesso questa storia smonta tutto il piano e succede una catastrofe will! collassa tutto e rimaniamo intrappolati in questa realtà e un boing settequattrosette sta puntando dritto sulla la foto di audrey hepburn che c'hai appesa sul divano! capisci?
- stai calmo robhdho. devo andare a lavoro e sono in ritardo. lì non prende il cellulare. mi invento qualcosa e ti faccio sapere. tranquillo che risolvo.
ma come? ti faccio sapere? io ho bisogno di quella caparra oggi, la vogliono a casa nuova… e tutto l’allarmismo? e che mi hai svegliato a fare? e le fettuccine?
mi accendo la prima sigaretta prima ancora del caffè. penso che ho capito, col tempo, che quando succedono certe cose uno non può fare molto di più che accendersi una sigaretta. e al limite passeggiare nel soggiorno pensando che quello che poteva fare l’ha fatto. e poi mi allungo anche un pò nel corridoio e vedo che c’è il quadro con i vari interruttori generali. lo apro e tutti i salvavita sono abbassati. e tutto mi suona un pò strano e mi rendo conto che, dopo la sigaretta, qualcosa si può fare sempre. male che vada, la cacca. li alzo.

2 commenti :

Alessia ha detto...

Questo è il mio preferito dei tre, e ho dei sospetti che l'amico che cucina la pasta panna, piselli e prosciutto cotto sia Antonio.

AntonioZag ha detto...

anche io ho avuto quel sospetto..:)