21 gennaio 2010

per le cose belle ci vuole pazienza.


il bosco aiuta un sacco. ci vai dentro, sollevi legna, fai su e giù per i pendii, sudi la mattina presto, ti riscaldi vicino al fuoco, mangi mandarini, fumi poco e in compagnia.
gli alberi che vengono buttati giù, fatti a pezzi, puliti e ammassati in attesa dei muli sono pezzi di una realtà che ne può fare a meno. quel bosco ritornerà ad essere un bosco secolare, dopo le guerre e le ferrovie, così è stato deciso. creare qualcosa che resta anche dopo che finisce tutto. e quindi si tagliano quei tronchi che sono un ricaccio del bosco stesso. alberi nati dal suolo ma non da semi. una sorta di esagerazione del bosco che ha iniziato col tempo a riempirsi sempre più di sé, a parlarsi addosso, a sporcarsi, a dire sì va bene a troppe cose. quegli alberi che morirebbero in pochi anni e alcuni sono già secchi. vanno tutti buttati giù per dare luce e aria e spazio alle querce vere, quelle che contano davvero, che sono il bosco, quelle che la fine non la vedranno nemmeno i nostri figli.
certo è pericoloso il bosco. un albero mi è caduto di fianco. la punta della chioma mi ha sfiorato la gamba quel poco che basta per ridere di nervi. ci si può far male. ma ne vale la pena.
le motoseghe fanno un rumore terribile e sanno di irreversibilità. però vai avanti e ignori il suono degli alberi quando cadono e il bosco diventa più forte perchè quello che soffocava, che bloccava e rendeva vulnerabili è stato tolto. e un incendio non lo distrugge un bosco secolare.
tutto si rilassa. i muscoli, la testa, i nervi. tutte le energie che avresti sprecato in una mattinata di sigarette si trasformano in qualcosa che è molto più di legna da ardere. è coscienza di essere parte di qualcos’altro. finalmente. è consapevolezza che bisogna tagliare e togliere per tornare ad essere secolari. per tornare ad essere qualcosa che la fine non la vedranno nemmeno i nostri figli. certo bisogna aspettare, ma per le cose belle ci vuole pazienza.

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