stamattina mi sono svegliato tardi che avevo bisogno di sonno. avevo bisogno di mettere a mollo in cervello e farlo ammorbidire e strizzarlo da tutta l’acqua sporca, tenerlo un pò così per poi provare a vedere se dà ancora problemi. li dà.
quando apri gli occhi al mattino hai quasi la sensazione che va tutto bene, a parte il sapore di divertimento scaduto in bocca. poi ti alzi sul letto e il cervello di rimbalza nel cranio e realizzi tutto quello che è stato. o almeno provi a farti un’idea, senza riuscirci. fuori nevica proprio oggi, dopo mesi in cui te lo aspettavi e basta. come a dire eccoti qui la neve, te la sei meritata. sei davvero quassù al nord, da solo nella stanza di una persona che in fondo non conosci a guardare fuori dalla finestra un paesaggio che è un ovvietà. non ti aspettavi niente di tutto quello che è successo, non ci credevi così tanto quando pensavi danimarca. ti veniva in mente solo la neve che qui di solito non c’è. e dopo mesi di cambiamenti di idee su molto di quello che avrebbe dovuto essere, ecco la neve. dopo tutto bisogna sempre avere un punto fermo ogni tanto.
dopo cinque minuti seduto sul letto capisci che non serve a niente e parti in una crociata alla conquista del caffè in cucina, terra di nessuno, aldilà del cancello nero di sauron, luogo abbandonato dagli umani, dove desolazione e devastazione coprono con la loro ombra tutto ciò che c’è. il caffè naturalmente non lo trovi e questo costringe la tua coscienza ad un ovattamento acido per diverse altre ore.
di nuovo buttato sul letto con la schiena sul muro più lungo che ascolti la musica. e ti svegli piano piano e inizi a ragionare sui postumi come una grande presa di coscienza da parte del tuo cervello. una presa di coscienza di tutto ciò di cui non si è saputo rendere conto piano piano mentre succedeva. e adesso lo fa tutto insieme e sembra quando apri un barattolo vuoto sott’acqua. l’acqua entra subito, invade il vuoto con voracità e fretta, e rende tutto più pesante e tutto uguale al fuori. e improvvisamente non c’è più aria. anche se, come sempre, volevi galleggiare solo un altro pò.
in fondo non è altro che un pò di confusione. quiete dopo la tempesta. ieri mattina ho fatto l’ultimo passo danese. esame finale e un sacco di complimenti sul progetto e le foto e l’essere riuscito e la sensazione di essere finalmente arrivato pure alla fine di questo. come un brivido liberatorio, i muscoli si rilassano e il cervello va in stand-by e poi si risveglia a mille. e non c’è bisogno di bere niente per avere i postumi la mattina dopo.
7 commenti :
Tu dovevi fare lo scrittore, non il fotografo, cioè anche lo scrittore, oltre al fotografo...
eppure non mi era sembrata tanto male questa foto... anzi ora che ci penso è stata proprio una tua idea. sempre a criticare le foto altrui...
:)
:)
no no non è affatto male...se fosse stata davvero una mia idea sarebbe stata ancora più bella! :)
Non credo di essere il Mattia che pensi..anzi non lo sono.
Ti ricordi sul treno, circa 2anni fa, tratta Milano-Firenze credo. Tu lavoravi ad un vecchio mac su delle foto per una marca di scarpe se ricordo bene...ci conoscemmo lì, e mi lasciasti scegliere il tuo "bigliettino da visita"! Ecco da allora zitto zitto t'ho seguito sul blog, ora scopro anche radiozaccaria che sembra essere ferma...e intanto la fotografia prende sempre più piede nella mia vita!!
da oggi in poi nomi e cognomi
ops. ho fatto confusione. mi ricordo bene di te e di quel viaggio. ma sicuramente non avrei mai pensato di risentirti dopo due anni su questo blog.
radiozaccaria per il momento è in stand-by. la fotografia e tutto il resto continua per bene invece...
sentiamoci!
..si, sentiamoci!
Ti lascio il mio flickr cosicchè tu possa revisionarmi le foto. :)
eh appunto!
http://www.flickr.com/photos/grindermans/
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