26 luglio 2014

Vivo al di sopra delle mie possibilità.


Sono rimaste sole nella vita, si accompagnano l’una all’altra e si sostengono a vicenda come tutte le zitelle di quartiere.
Le mie possibilità si lamentano che quando faccio l’amore loro sentono tutto. Si lamentano che non devo mettere la lavatrice ad ora di cena, che è quando guardano il telegiornale e do fastidio. Che torno a casa troppo tardi e quando salgo le scale di notte faccio rumore. Si lamentano che potrei fare molto di più e allo stesso tempo che faccio più di quello che potrei.

- E poi giovanotto lei quando fuma sul balcone ci fa cadere tutta la cenere sui panni stesi, e anche quella volta che ha fatto la cena in terrazza con tutta quella gente, ne vogliamo parlare? I suoi amici sono dei barbari, giovanotto!
Dicono così, ogni volta che le incontro sotto casa. Io faccio quello gentile, ma tutto sommato mi rendo conto che le ignoro, e se ne rendono conto pure loro. Alla fine ci vogliamo bene così, loro cercano di farsi sentire e basta, che forse nessuno in vita loro le hai mai ascoltate per davvero. Tutti devono essere andati sempre oltre, le hanno tenute in considerazione solo per poterle superare, per avere un riferimento da ignorare, una regola da dimenticare. E così io me le immagino piene, in fondo, di rassegnazione e rammarico.
- Io le do un consiglio, anzi glielo diamo tutte quante insieme questo consiglio, giovanotto. Si renda conto che non può continuare così, ci stia a sentire. Noi la sentiamo che si sveglia tardi e non va mai a dormire, la sentiamo che ancora non ha messo la testa a posto, giovanotto.
- Dal piano di sotto?
- Dal piano di sotto si sente tutto, e noi la sentiamo che non sta lavorando.
- Mi sentite che non sto lavorando?
- È inutile che fa quella faccia, lo diciamo per il suo bene. Lavorare è un dovere, e si fa in un modo preciso, non come a lei. Non si lavora senza uno stipendio, senza un posto di lavoro e senza ferie. Se lei non si può prendere delle ferie vuol dire che è sempre al lavoro, oppure che in ferie ci vive.
- Ma vedete, io non credo di voler lavorare per potermi prendere delle ferie.
- Ecco, appunto! che ci fa qui a Palermo?
- L’erasmus.
- Faccia poco lo spiritoso, guardi che mia cugina ha studiato latino pure lei, e adesso fa l’insegnante al nord, non è che è venuta in Sicilia. Che il latino in Sicilia non si può fare. Comunque adesso telefoniamo all’amministratore e gli spieghiamo di queste sue abitudini ursus, così vediamo che dice lui. Vediamo che cosa ne pensa di tutta questa gioventù di oggi che abita ai piani di sopra, senza cura e senza rispetto.

Sono discorsi che vanno avanti da sempre, e fortunatamente in questo palazzo non c’è nessun amministratore.

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