E come ogni mattina ci dicemmo che ce ne saremmo andati via. Che il mondo era sicuramente più grande di quel nostro girare intorno a non si sa bene che cosa. Che il mondo non finisce silenzioso ai capolinea delle metropolitane e che qualche volta avremmo dovuto provare ad andare oltre quel vetro e quel plexiglas, invece di voltarci e tornare a casa alle sette.
E come ogni mattina ci guardammo negli occhi, con la paura di dimenticarci. Così come ci dimenticavamo di tutto. Così come ormai ci eravamo dimenticati di andare a vivere in campagna - o comunque di abitare quella casa soltanto per un pò, un anno al massimo - di avere dei figli ancora giovani e delle nostre ambizioni a scrivere e a disegnare. Così come ci eravamo dimenticati di non comprare un televisore, di arrivare fino all'oceano in macchina, e soprattutto di raccontarci tutti i sogni che, appena svegli, avremmo voluto essere capaci di ricordare. E dove eravamo stati in ferie due anni prima, e chi avevi incontrato sotto casa, e dove ho messo la macchina, e che giorno era quando ti ho vista la prima volta.
Così come ormai ci eravamo dimenticati di parlare veramente, arrendendoci a questo piccolo silenzio intorno.
E come ogni mattina ci abbracciammo sull’uscio di una porta che non dava da nessuna parte e decidemmo che sarebbe stata l’ultima volta, che quel giorno ce ne saremmo andati davvero.
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