27 novembre 2010

e buonanotte pure stamattina.

ci sono cose che non si fanno. una volta, da bambino, ho preso mia sorella per i piedi e l’ho fatta cadere con la testa per terra e le è venuto un bernoccolo che lei dice ancora si vede. le è venuto subito, istantaneamente, roba che quando mia madre l’ha alzata da terra già ce l’aveva, gigantesco al lato della fronte. vista la caduta mia madre si è talmente spaventata che l’ha portata dal medico del piano di sopra, aspettando addirittura una buona mezzora prima di riempirmi di mazzate.
un’altra volta, da bambino, ho rubato delle gomme da masticare in un supermercato e le ho nascoste sotto il materasso. poi pare che me le sia dimenticate lì sotto e sono saltate fuori solo in primavera quando mia madre ha fatto le pulizie grosse. mi ha chiesto che cosa fossero quelle gomme e io le ho risposto che me le aveva comprate papà. mio padre dal canto suo ha detto pure che era vero. non tanto per darmi ragione, quanto perchè non si ricordava e, dopotutto, poteva essere pure successo. mia madre l'ha guardato con biasimo, come quando tornavamo io, lui e mia sorella dalla spesa del sabato. perchè mio padre non è mai stato capace a fare la spesa, ma visto che il sabato non lavorava andavamo tutti e tre al supermercato mentre mia madre si godeva le uniche due ore della settimana in cui non c’era nessuno che le chiedesse niente. si tornava sempre orgogliosi con buste piene di bagnoschiuma, scottex, cioccolate, merendine, deodoranti, un paio di bottiglie di vino, giornali e topolini e soprattutto coca-cola. ma, nonostante l’orgoglio e la convinzione di aver fatto una spesa giusta e sostanziosa, mia madre aveva sempre di che lamentarsi, accusando papà di spendere un sacco di soldi per cose inutili e che non è che ci potevamo mangiare i bagnoschiuma e i cotton fioc.
sempre da bambino una volta ho dato una ginocchiata in mezzo alle gambe ad un mio compagno di scuola, valerio, che saluto con affetto. non mi ricordo perchè, però mi ricordo che poi lui si è messo a piangere tanto che quasi mi mettevo a piangere pure io. e stato quello il momento in cui mi sono sentito sulla pelle quella roba del non fare agli altri quello che non vorresti sia fatto a te stesso.

adesso, io lo so che dovrei continuare col post e la sua naturalezza, ma c’è qualcosa che devo dire in proposito. la frase precedente, come pure “ama il prossimo tuo come te stesso” sono consigli, mi sento di dire, un pò superati. entrambi si basano infatti sulla considerazione e l’amore che si ha di se stessi. il metro di tutto siamo noi stessi. l’io al centro del mondo, essendo l’unica cosa che davvero conosciamo senza filtri. giustissimo. però si dà per scontato che ogni individuo ami in qualche modo se stesso e non vorrebbe mai subire il male, per mano sua o di terzi. al di là del fatto che è un pò triste pensare all’amore per il resto del mondo soltanto come emulazione di uno prodotto e consumato senza che possa nemmeno uscire fuori un attimo a vedere com’è… mi sembra pure che bisognerebbe considerare che esistono anche gli emo e i sadomasochisti. e onestamente non so se mi vorrei trovare bloccato in un ascensore con un emo e un masochista che vogliono farmi sentire quanto amano se stessi o quanto farebbero al prossimo soltanto quello che sarebbero tanto contenti di subire. quindi io riformulerei la cosa tipo “ama il prossimo tuo con buon senso”. che mi pare meglio.

detto questo possiamo tornare al post interrotto, nel quale elencavo due o tre cose che non si dovrebbero fare e che io invece ho fatto, da bambino.
e poi, da fotografo, una volta sono entrato in una stanza d’albergo dalla finestra. e ci sono pure uscito se è per questo.
nel pulmino ci entrano otto persone e noi siamo giusto otto e quando il concerto è finito e pure il dopoconcerto è finito decidiamo che è il caso di andare a dormire. ci fermiamo in un motel e bennett dice:
- roberto noi di solito prendiamo una sola stanza e ci infiliamo dentro tutti. per te va bene?
- non vedo qual è il problema.
- potrebbe non essere molto comodo.
- l’ultimo anno ho dormito più per terra o su un divano che in un letto vero, mi sa che mi ci sto abituando.
- ok, allora tu dormi per terra.
lui e un altro vanno a prenotare la stanza e noi si rimane in sei nel pulmino parcheggiato e due minuti dopo sento alex che fa non è possibile! siamo di fronte alla nostra camera! che culo! e intanto michael salta fuori dalla finestra al piano terra e ci viene incontro.
- ma di solito entrate sempre dalla finestra?
- no! questa è la prima volta! di solito usiamo le porte sul retro, tanto non le controlla nessuno…
- ah. le mitiche porte sul retro. in effetti quelle non le controlla nessuno mai, hai ragione. penso che ogni criminale americano che si rispetti è tale perchè avete le porte sul retro. in italia farebbero solo una serie di figuracce credendo di scappare e infilandosi nello sgabbuzzino o fuori al balcone.
- come dici tu. in ogni caso quella finestra è troppo invitante. cioè è proprio lì di fronte, stiamo comunque facendo qualcosa di illegale, tanto vale farla per bene.
- mi pare inattaccabile.
quella notte abbiamo dormito in otto in una stanza per due. un sacco di cuscini e coperte, per fortuna, anche perchè la band se li porta da casa per dormirci in viaggio.
dopo qualche ora ci si sveglia uno ad uno, si fa la doccia uno ad uno, ci si veste uno ad uno e si esce dalla stanza per andare a fare colazione sempre uno alla volta. mentre mi mangio una cosa che per comodità chiamo pane burro e marmellata mi chiedo come diavolo sia possibile che questi dormono di continuo tutti in una stanza e nessuno se ne accorge mai.
- ci hanno scoperti.
- chi?
- la tipa delle pulizie, quando uno di noi usciva deve aver visto la gente stesa per terra e poi ha parlato con will.
- e l’uscita sul retro?
- hanno il numero della mia carta di credito.
- mmm. mortacci loro.
- ti ricordo che questa conversazione è avvenuta in inglese e non è che adesso ti fai prendere la mano e mi dici cose intraducibili
- ah scusa. to their dead ones?
- senti torniamo in camera, vediamo che dicono gli altri.
gli altri non dicono niente, perchè mentre noi entriamo dalla porta l’ultimo esce dalla finestra e in quell’istante vengono beccati da uno che si affretta verso il furgone lì di fronte con un foglio in mano e urlando cose incomprensibilmente chiare.
ci nascondiamo dietro le tende e non possiamo fare a meno di sghignazzare vedendo tutti gli altri a capo chino prendersi una cazziata da uno che adesso rivendica anche il cuscino di michael sembra molto incattivito perchè pensa che quel cuscino sia dell’albergo e che sia stato rubato. mmm. incattivito è male.
la porta si spalanca ed entra una che sembra non vederci e la prima cosa che fa è controllare che ci siano tutti i cuscini. questa cosa è surreale. perchè preoccuparsi dei cuscini? che cos’hanno di così importante? forse perchè se manca qualcosa nella stanza potete provare che c’è stato un furto mentre non potrete mai provare che abbiamo dormito in otto lì dentro? ah sì? ah sì.
michael si affaccia nella stanza dalla finestra.
- uscite! ora! dalla finestra! chiamano la polizia!
- michael che dici?
- sì svelti, ce ne dobbiamo andare!
io mi giro e guardo bennett che ha intavolato un’interessantissima conversazione con la tipa su qualcosa di inerente a come una figura di merda può trasformarsi in un pasticcio.
lo guardo ma lui non guarda me. guardo la tipa. guardo michael che fa cenno di andare. riguardo la tipa e nel mio sguardo ci sono tutte le parole che non le ho mai più detto. cara signora io lo so che lei è qui e mi sta guardando ed è molto da maleducati fare una cosa del genere, quello che sto per fare io intendo. ma lei capisce che se adesso io non salto da quella finestra, gettando prima il mio zaino fuori, e poi raggiungendo il furgone correndo al rallentatore, insomma lei capisce che potrei rimpiangerlo per il resto della mia vita. nessuno ha rubato niente glielo assicuro. bennett adesso le compone una canzone su i suoi occhi che mi guardano increduli mentre mi avvio e poi si sistemerà tutto. mi perdoni, ma devo scappare.

3 commenti :

mlova nova ha detto...

ti porteremo le arance

clichè ha detto...

sei piu' bravo come scrittore piuttosto che come fotografo.....

boccaccino ha detto...

e non mi hai mai visto fare le ceramiche!